Nuove Proposte
1°
"PRIMA CHE VENGA LA NOTTE"
Ma i vampiri esistono davvero ?
- Intervista al conte Vlad -
(troverete l’intervista del giornalista in corsivo e le
risposte dell’intervistato in carattere normale)
Il giornalista bussa chiedendo di entrare
- Buongiorno...
Prego, prego, entri... non abbia paura, la stavo aspettando.
- Scusi l' ho salutata con un buongiorno, sa... è una nostra abitudine,
per noi una buonanotte ha un' altra valenza che...
-Se incominciamo con l' ironia caro ragazzo, partiamo subito male. Questo
incontro potrebbe rivelarti molte sorprese. Mi permetto di darti del "tu", sei
così giovane...
- No, no... non volevo fare dell' ironia, mi creda, io...
E allora partiamo con l' intervista
- Si, intervista col vampiro. Una situazione che non può non far pensare al
libro di Anne Rice e al film da esso tratto. Ma cominciare da qui sarebbe
iniziare quasi dalla fine.
-Ma caro amico, per un vampiro è proprio dalla fine che tutto ha inizio.
- Già... la vostra singolare esistenza. È ormai noto a chiunque che voi
siete i non-morti. Non molti però sono a conoscenza di quanto indietro nel tempo
si debba andare per ricostruire le vostre origini.
-Se vogliamo approfondire le origini di questo mito dovete entrare nell'
oscuro labirinto delle vostre paure, radicate nei vostri geni fin dalla notte
dei tempi. Voi avete avuto sempre paura dello straniero, degli alieni, del
vicino di casa, e persino dei morti che vengono a reclamare la vostra vita, la
vostra energia, il vostro sangue, la vostra anima, con l' illusione dell'
eternità. In realtà il "vampiro" è un' idealizzazione relativamente moderna ma,
bisogna risalire, come ho predetto, alla nascita della vostra civiltà. In tutte
le culture, dai greci ai romani, dagli arabi ai cinesi, dagli indiani ai
giapponesi alle popolazioni precolombiane; mostri, spettri, entità malvagie,
demoni e morti viventi, hanno condizionato la vostra vita, costringendovi a
difendervi dalle vostre illusioni fino ad inventare una mitologia e una
storiologia della paura: làmie, arpìe, émpuse, streghe, zombi e fantasmi, tutti
assatanati del vostro bene più prezioso: il sangue, la fonte della vostra
esistenza.
- Questo in verità, lo sappiamo da tempo anche noi. Ma non trova che il
termine revenant sarebbe stato più elegante che "vampiri" ?
-Tu mi parli di "vampiri" (?), uno studioso (perchè ci avete studiato !)
di nome Gordon Melton lo ha definito "un tipo particolare di revenant,
una persona morta che è tornata alla vita e continua una forma di
esistenza,come ti ho già detto, bevendo il sangue dei viventi". Però,
si fa molta confusione... come la stai facendo tu, mio caro giornalista, perchè
si mette sempre dentro di tutto. Il revenant , come dice il suo nome, è
un morto che ritorna e si fa vedere dai viventi. Come tale è un personaggio
universale in tutte le cultura ma, particolarmente dove la tradizione religiosa
distingue fra corpo e spirito o anima. Come vedi le differenze con il vampiro
sono evidenti. Naturalmente chi vede un revenant vede qualcosa che sembra
il corpo di una persona, ma che del corpo umano non ha la consistenza e
la densità, e come il fantasma classico non si può afferrare.
- Messa così non sembra neppure che stiamo parlando di qualcosa di
veramente pericoloso per noi. Come avviene che siete diventati un simbolo del
Male, strettamente imparentati addirittura col demonio ?
- ...calma, calma, non avevo ancora finito. L' Occidente cristiano,
diffidò di questi revenant , considerando la credenza come una
superstizione pagana. S.Agostino (considerato il vero fondatore della teoria
cristiana dei revenant) condanna la credenza che il morto possa apparire con il
suo corpo, e nega persino appaia con la sua anima. Per Agostino non si tratta né
del corpo né dell' anima ma di un' "immagine spirituale" del defunto, nella
maggior parte dei casi suscitata dal Diavolo. Agostino nega risolutamente ogni
possibilità di commercio fra i viventi e i morti, e si sforza – contro quelle
che definisce superstizioni dei pagani – di combattere qualunque forma di
evocazione degli spiriti, di curiosità meravigliosa nei confronti dei fantasmi e
degli spettri, di necromanzia. Peraltro lo stesso Agostino non esclude che, in
qualche caso, l' "immagine spirituale" del morto possa essere, seppure in casi
molto rari, introdotta nello spirito da un angelo buono. E proprio da questo
spiraglio, da questa porta lasciata aperta, che a poco a poco, passano e
ritornano tutti i tipi di revenant la cui forza persuasiva e le cui
radici nell' immaginario europeo dovevano essere veramente insopprimibili. È
così che tra il 1100 e il 1300 si assiste a una vera e propria "invasione dei
revenant" : dai santi che cercano suffragi, dai dannati che si presentano
per ammonire o vendicarsi, fino addirittura alla "cavalcata selvaggia" dei
morti, orde di scheletri con tanto di cappa e spada capitanati da Hellequin, il
demone per eccellenza, che voi italiani lo avete trasformato in Arlecchino:
bravi ! siete proprio un popolo di comici, riuscite sempre a sdrammatizzare il
tutto.
- Che cosa volete farci, siamo fatti così ma, per l' appunto, un
nutrizionista ha detto che nei luoghi in cui si beve una birra troppo carica di
luppolo, e fanno uso di cibo duro, piselli, fave, carne di porco, che facilmente
si creano incubi, tanto più sotto un cielo denso e freddo. Non si sente invece
parlare di vampiri dove gli uomini mangiano meglio e, anziché la birra, bevono
il vino, come in Italia Spagna e Francia...
- Avete pure scomodato i dietologi... ma te lo assicuro io, amico, sono
tutte balle !
- Certo, lei parla così, perchè la sua, è una dieta molto... per così
dire, varia?
- Prego ?
- Niente, niente... volevo dire che mi inchino alla sua grande cultura,
forse però stiamo perdendo di vista il punto principale ?
-Infatti... a parte il fatto che nei paesi da te appena citati ha regnato
sovrana la cosiddetta "Sacra Inquisizione", altro che diete e beveraggi vari. Se
vuoi, possiamo allargare la discussione su questa "ombra" che, con i vari
distinguo, condiziona ancora oggi la vostra vita... giusto ?
- Ho capito, ho capito... no, vada pure avanti.
-Ritornando al concetto di "vampiro", che non è da confondere con irevenant, anche
se gli assomiglia, le teorie più accreditate della sua nascita sono quella
"sciamanica" e quella "orientale". Quella sciamanica prende forma in un area
geografica molto vasta che va dal mondo celtico alla Siberia, e dagli indiani
dell' America del Nord alla Germania precristiana , fino alla Scandinavia e all'
Europa orientale, dove, l' aldilà, era un mondo parallelo e rovesciato, spesso
difficile da raggiungere; ecco perchè il morto tentava di rinunciarvi, cercando
di ritornare verso il mondo dei viventi. Questo giustifica tutta una serie di
rituali verso la salma del defunto e se, nonostante tutte le precauzioni, il
morto non si convinceva ad intraprendere il difficile viaggio verso l' altrove,
poteva trasformarsi in un elemento di turbativa dell' ordine cosmico,
specialmente se la sua morte era avvenuta in modo violento o inaspettato. E
ritornava, rischiando di attaccare i viventi succhiando il loro sangue.
La teoria orientale, con le dovute distinzioni, è parallela a quella sciamanica,
ma è importante perchè è stata importata nell' area balcanica dagli zingari,
infatti nel loro folklore esistono dellefigure molto vicine al vampiro
classico che nella sua "reincarnazione" può addirittura accoppiarsi; come invece
per la sua distruzione emergono gli elementi della riesumazione della salma, per
verificare lo stato del corpo, perchè, se ancora intatto (contrariamente alla
filosofia cristiana che lo riteneva un santo) era considerato un essere dannato
che non voleva lasciare la vita, da qui i rituali di trafiggere il cuore e
bruciare il defunto.
- "La morte è un mistero e la sepoltura è un segreto", lo ha detto
Stephen King, se lo ricorda ?
-Oh ! Quel simpatico ragazzo, naturalmente. King è uno dei migliori
curatori della mia immagine pubblica. Però, caro giornalista, forse per voi è un
segreto, ma non per noi. Comunque ritornando al discorso di prima, come ti ho
già detto, la teoria forse più accreditata, è l' unione di queste credenze con
una filosofia moderna che si forma nel '700, un' epoca di confusione nei
rapporti fra corpo e anima, una crisi collegata all' Illuminismo e alla perdita
di vigore della tradizionale rappresentazione dell' aldilà, dove si comincia a
dubitare dell' immortalità dell' anima, prima a livello quasi inconscio, poi in
modo esplicito.
- E prima del '700 ?
-Chiaramente dal Medioevo fino al '600 abbiamo un' interminabile serie di
figure, o se vogliamo di "protovampiri" che riempiono le cronache del tempo,
negli ambienti colti con opere di letteratura minore, e negli ambienti popolani
con il pullulare di leggende come quelle dei "masticanti", per esempio, dove si
riteneva di sentire i morti mangiarsi le membra per rimanere ancora in vita.
Durante le riesumazioni infatti, le salme erano mangiate nelle parti scoperte
del corpo: il viso e le mani, ma probabilmente per colpa di topi o serpenti. La
credenza popolare invece, le creava intorno storie di allucinazioni collettive
sempre presenti nella memoria di voler credere al fascino dell' ignoto e del
soprannaturale.
- Per il "vampiro classico" abbiamo invece due date certe: il 1672 con
Giure Grando; e il 1731 con i fatti di Medwegya...
-Bravo giornalista ! Vedo che sei preparato !
- Béh ! mi sono documentato . Ma può scendere nei dettagli ?
-Giure Grando, contadino istriano, morto nel 1656, è esumato e decapitato
come vampiro nel 1672 e consegnato agli onori delle cronache europee da un'
opera del 1686 di Johann Weichard Valvasor, che sarà oggetto di attenzioni dei
critici dell' epoca e da cui passerà tutta la letteratura sui vampiri del '700.
I fatti di Medwegya invece, rappresentano il detonatore per la grande esplosione
europea di interesse per il vampiro. L' antefatto avviene nel 1726, in questo
villaggio della Serbia, dove un certo Arnold Paole, il quale confidò a molti
suoi amici di essere stato morso da qualcosa nella notte, mori di morte
violenta. Dopo trenta giorni dalla sua sepoltura gli abitanti lamentarono delle
visite notturne e il decesso di almeno quattro persone. L' autorità locale
autorizzò l' esumazione e vi trovarono i segni caratteristici – perfetto stato
di conservazione, sangue che usciva dagli occhi e dalla bocca, crescita delle
unghie. Come da tradizione gli piantarono un paletto nel cuore e bruciarono il
cadavere. Ma pochi anni dopo a Medwegya scoppiarono nuovi casi di vampirismo e
questa volta gli abitanti si rivolsero alle autorità militari austriache, le
quali, molto solerti come sempre, mandarono ad investigare un dottore viennese:
un certo Glaser. Il suo rapporto fu "piuttosto confuso e abbastanza
inquietante"; non parla di esumazioni di cadaveri ma usa il termine vampyr:
a Medwegya ce ne sarebbero almeno tredici. Le autorità austriache allora,
risposero al rapporto, mandando sul posto un' intera squadra di specialisti, fra
medici e studiosi. La nuova commissione conclude l' inchiesta in poco tempo, e
il nuovo rapporto, da Belgrado a Vienna, fece ben presto il giro dell' Europa.
Da Parigi a Londra, dall' Olanda alla Prussia, in tutti gli ambienti, dalle
corti agli strati più bassi delle popolazioni, non si parla d' altro.
Immediatamente se ne percepiscono le possibilità metaforiche. Si muovono le
diplomazie. Si incominciano a scrivere versioni più o meno fantasiose. E se
anche il tutto è evidenziato come una superstizione popolare legata alla
tradizione folkloristica; a stati di allucinazioni dovuti al consumo di
oppiacei fatti in casa; a malattie; se le continue morti sono il frutto di
epidemie legate alla continua esumazione dei cadaveri e la tardiva
decomposizione degli stessi e dovuta a una particolare composizione chimica del
terreno di sepoltura, poco importa: Medwegya scatena l' interesse dei giornali,
dell' opinione pubblica, delle burocrazie e delle cancellerie che si preoccupano
dei vampiri e dello "stato di vampirismo", indagando su altri casi. A livello
sociologico può essere considerato il momento cruciale per la nascita del
vampiro moderno. E se anche il termine vampyr è un derivativo dal
greco-ortodosso vrykolakos, nascono e si confondono i nomi come strigoi,
moroi, varcolaci, nosferatu
- Nasce anche il dhampir, figlio di un vampiro e una donna mortale,
che non è pericoloso, anzi, è capace di identificare e distruggere i vampiri
stessi.
-Certo... voi dovete trovare a tutti i costi un antidoto alla paura, un
finale a lieto fine, una cura alla malattia stessa, anche se la malattia non
esiste affatto.
- Come non esiste !? E fino adesso di cosa abbiamo parlato...
-Non hai capito niente... io ho parlato di "paura": lo stato emotivo di
apprensione ansiosa od angosciosa che insorge davanti a un vero o "presunto"
pericolo.
- Si d' accordo ma, rischiamo di allargare troppo il campo della
discussione, volevo chiederle invece se non vi sentite screditati pensando che
dovete il vostro nome a un piccolo mammifero come il pipistrello ?
-Ahi ahi, caro giornalista, qui non siamo preparati. Il celebre
naturalista Georges Louis Lecrerc de Buffon nel 1762, impose il nome vampyrus a
una specie di pipistrello sudamericano che succhia il sangue degli animali,
anche se più tardi, erroneamente, le carte si rimescoleranno.
- Scusate... ho toppato. È sorprendente. Oggi parlare di vampiri è come
scendere ai piani bassi della cultura: fumetto, cinema d' intrattenimento,
letteratura "pulp". A quanto pare però, in un passato non lontanissimo eravate
argomento di discussione per grandi pensatori ?
-Certo... il celebre studioso Dom Augustin Calmet, autore di poderose
opere d' interpretazione della bibbia, che mostrano la sua straordinaria
erudizione, rischiò il linciaggio morale da parte dei pensatori illuministici,
tra cui Voltaire, nel cercare una spiegazione scientifica e teologica del
"vampirismo". Bisogna anche dire che nelle università del tempo si studiò il
fenomeno, dove, i sostenitori dell' interpretazione esoterica partirono dalla
divisione dell' essere umano in quattro parti costitutive: l' anima vegetativa,
l' anima sensitiva, l' anima razionale e il corpo. Cruciale per il vampirismo è
l' anima vegetativa – che rimane presso il corpo per un certo periodo – mentre
l' anima sensitiva sussiste ancora più a lungo e l' anima razionale è immortale.
In quanto parte dell' anima mundi, l' anima vegetativa può comportarsi
come uno "spirito vitale errante" che aspira a tornare nell' anima del
mondo. Nel suo viaggio verso questa destinazione ultima, rimane colma delle
immagini di cui si è impregnato lo spirito della persona prima della sua morte.
"Se costui ha desiderato diventare un vampiro, può darsi che lo diventi
veramente. Allora l' anima vegetativa si leva dalla tomba, e per una sorta di
contrazione dell' aria si procura un corpo sottile ed eterico. Mentre il
cadavere resta nella bara, ella si muove, cerca il sangue dei viventi, poi
ritorna verso il cadavere per riportare il sangue di cui si è impadronita. In
effetti, perchè lo spirito vitale non cessi di esistere (non si dissolva) è
necessario che il cadavere non imputridisca".Chiaramente la chiesa Cattolica
diffida, tanto meno gli illuministi, e tra un dibattito e l' altro si arriva
nell' 800.
- Il secolo che vide la vostra consacrazione...
-Il termine non direi mi si addica troppo...
- Si fa per dire. Comunque è un fatto che l' immagine che abbiamo oggi
della vostra stirpe viene definita proprio in quel periodo. Il vampiro come
aristocratico, affascinante, malvagio e terribilmente dandy.
-Il mio ritratto...
- O quello di Lord Byron ?
-Aaah !!! Quello sciupafemmine elegante, sempre in cerca della sua idea
di romanticismo, sfacciatamente libertario, un po' opportunista e un po'
farabutto, però leale e generoso... in sintesi un ottimo letterato... Ma lo sa
che noi abbiamo affascinato tutta una serie di poeti da Poliziano a Keats,
passando per Baudleaire ?
- Si lo so... ma io volevo sapere di Byron, presumo sia il punto cruciale
della discussione.
-Direi che hai azzeccato, almeno in parte. E adesso ci arriviamo, perchè
il vero, il grande vampiro romantico, non poteva che nascere nell' orbita di
questo grande poeta. Alle donne della buona società inglese (e non solo) che
seduceva, amava e abbandonava, Byron poteva facilmente apparire come l' homme
fatale, e questa immagine – certamente coltivata anche da lui – viene
esposta in toni più crudi nel 1816 dall' ennesima amante abbandonata: Lady
Caroline Lamb, nel suo romanzo "Glenarvon", dove Byron viene raffigurato
sotto i tratti dell' immortale e maledetto Clerence Ruthven, detto per l'
appunto "Lord Glenarvon", un vampiro... però nel senso metaforico del termine.
Byron lo lesse nel luglio dello stesso anno in svizzera (la copia probabilmente
gliela passò Madame de Stael) e lo commentò insieme al suo medico personale,
John William Polidori, il quale, a insaputa di Byron, ne trasse la prima
ispirazione per un suo romanzo breve...
- Dica la verità, le piace essere raffigurato come una persona
affascinate e seducente...
-Direi... tutte queste donne che svengono ai miei piedi e che mi porgono
il collo mi fanno impazzire... o è lei signor giornalista che si sta eccitando ?
- Béh...
-Non mi interrompa per favore, stavo parlando di Polidori, da non
confondere con il padre: Gaetano Polidori, segretario di Vittorio Alfieri e
nonno di Dante Gabriele Rossetti. Dissapori sull' interpretazione della
Rivoluzione francese – al cui inizio aveva assistito insieme al letterato
italiano, all' epoca più rivoluzionario di lui – avevano indotto Gaetano ad
abbandonare Alfieri, trasferendosi nella più tranquilla Inghilterra. Sposatosi
con una ricca inglese, il figlio John Willian appunto, ebbe una rigorosa
istruzione e divenuto medico decise, contrariamente al volere della sua
famiglia, di seguire l' entourage di Lord Byron, (il quale cercava un medico
personale per i suoi viaggi in giro per l' Europa), un po' per conoscere paesi
nuovi, un po' per le sue aspirazioni letterarie, la sua vera passione.
- Ma su questa passione, non era deriso da Byron ?
-Certo adesso ci arriviamo. Gli amici lo sconsigliarono di seguire un
personaggio dalla dubbia fama come Byron, ma a Polidori piaceva l' idea di
seguire un estro così geniale e scandaloso. Il problemi però nacquero quasi
subito, e le sue aspirazioni letterarie erano sempre spente dal Lord inglese,
con il divertimento della cerchia di amici più o meno illustri che si radunava
abitualmente ovunque si fermava il poeta, mortificando Polidori, il quale era
anche soprannominato "Polly Dolly"
- Certo, come tutti i geni (?) era poco, egocentrico...
-Si ma questa è una considerazione di secondo piano. Importante invece è
il soggiorno che Byron e i suoi fecero alla Villa Deodati, sul lago di Ginevra
in Svizzera, insieme agli ospiti Percy Shelley e Mary Godwin detta da tutti Mary
Shelley, anche se i due non erano ancora sposati. Villa Deodati divenne il
teatro di un episodio decisivo per la storia del romanzo dell' orrore.
- Sicuramente... la famosa seduta spiritica, dove si disse che evocarono
un' entità così mostruosa da ispirare ad ognuno una trama per...
-Calma... calma... si è favoleggiato molto su queste sedute spiritiche,
in realtà io penso che la storia sia stata più semplice. Mary Shelley si era
appassionata a una raccolta di storie di spettri intitolata "Fantasmagoriana"
e sfidò gli altri a scrivere una storia dell' orrore. Non è un caso che fu
proprio Lei a realizzare il prodotto migliore: Il celeberrimo "Frankenstein" (in
seguito immortalato dal cinema), perchè Percy Shelley comincia un racconto che
non porterà a termine (qualcuno disse perchè lo spaventò troppo... mah !), Byron
abbozza un poemetto dell' occulto rimastoincompiuto, mentre Polidori prende
ulteriori ispirazioni per il romanza che già da tempo aveva in mente, e che era
incentrato sulla figura di un vampiro "The Vampyre" appunto
- Che in sintesi si ispirò moltissimo alla trama del poemetto che aveva
abbozzato Byron, anzi era quasi una sua rielaborazione
-Questo lo ammise anche Polidori, senza nessun problema, il problema fu
che il personaggio era ritagliato perfettamente sulla figura di Byron e sulla
sua storia. Non è un caso che il nome del protagonista "Lord Ruthven": un'
evidente allusione al nome che nascondeva Byron nella satira della sua amante
abbandonata, di cui abbiamo parlato prima, Lady Caroline Lamb. Nel frattempo, il
medico, licenziatasi (i suoi rapporti con il poeta erano ormai difficili da
portare avanti) dopo un soggiorno in Italia, torna in Inghilterra e finisce il
suo romanzo, pubblicandolo
- Già, e l' editore gliela combina sporca, pubblica il romanzo sotto il
nome di Lord Byron, pensando fosse più vendibile, infatti il pubblico prese sul
serio questa attribuzione, in Francia fece addirittura furore, ed è rimasto
famoso il giudizio di Goethe secondo cui si trattava della miglior opera di
Byron. Chiaramente Polidori andò su tutte le furie, ma ormai la frittata era
fatta: Byron aveva già mosso i suoi legali; i critici accusarono il povero
Polidori di aver usato un espediente meschino per farsi pubblicità, e i giornali
lo trattarono come un farabutto che ha voluto appropriarsi della fama e del nome
del suo ex datore di lavoro. E così 24 agosto 1821 Polidori si suicida. Aveva
solo 26 anni.
-E poi siamo noi i "mostri"...
- Béh... dicono avesse anche difficoltà finanziarie, debiti di gioco...
-Senti giornalista, a noi del pettegolezzo non importa niente. Io volevo
soffermarmi su l' importanza del romanzo "The vampyre" e sull' influenza
che ebbe fino a quello più famoso
- Quello più famoso ?
-Ma si quello di Stoker, non fare l' ignorante con me !
- Mi scusi, ero soprapensiero ... tutto questo sangue...
-Quale sangue ? Comunque... dicevo che The Vampyre rimane un
classico e una pietra miliare nella storia del vampiro letterario. Per la prima
volta il vampiro è dipinto come un membro degenerato dell' aristocrazia, che fa
misteriosamente la sua apparizione nei salotti di Londra con "i suoi occhi color grigio opaco che, fissandosi sul un volto, sembrava
non riuscissero a penetrarlo e a raggiungere subito i più intimi meccanismi
dell' anima, ma ricadevano sulla guancia simili a un raggio pesante color
piombo, opprimendo la pelle senza volerla oltrepassare." Come
se non bastasse Lord Ruthven è caratterizzato dal "pallore mortale sul volto, che non assume mai una sfumatura più calda,
né per modestia, né per lo stimolo intenso di una passione". La trama poi...
- È sicuramente importantissimo, ma come ha detto lei, volevo arrivare subito
a quello più famoso
-Senti amico, lo so che per voi il tempo è come una prigione da cui non
potete uscirne o non lo volete, ma questa pubblicazione è importante perchè il
finale non è a lieto fine... il vampiro non viene sconfitto
- E questo le piace...
-Certo, ma non nel senso che pensi tu, amico... comunque il suo successo
portò una lunga schiera di imitatori, opere teatrali, opere liriche, commedie,
adattamenti seri e satirici..
- Una sorta di diluvio. un' infinità di opere e pubblicazioni ricordate oggi
più per lo stile "esecrabile" della scrittura, che per altre più positive
caratteristiche
-È il destino delle opere seriali, il loro momento di successo ma,
attenzione a non fare di tutte un' erba un fascio: Varney per esempio,
scritto da Janes Rymer sui giornali del tempo, a puntate, ha contribuito al
processo di fissare definitivamente l' immagine del vampiro classico, e a
diffondere il suo mito letterario presso ogni ceto. Come anche Carmilla di
Joseph Sheridan Le Fanu che, oltre ad essere la prima donna vampira, deve la sua
fama all' erotismo e alla sensualità della sue storie, legate a una sorta di
amore lesbico
- Oserei anche aggiungere che la vampira è forse la figura più
"sovversiva", in forza dei miti che la alimentano, portatrice di una sessualità
che, esplicita o sottintesa, è comunque dirompente, svincolata da religioni e
subordinazioni. una forte allusione, anche pagana, a una rivolta contro le
gabbie del cattolicesimo. Mentre il vampiro maschio può essere visto quale
metafora del capitalismo.
-Bravo ! mio caro giornalista...
- Inoltre, volevo aggiungere, seguendo questo tema, che di tutti i
cosiddetti "mostri" della letteratura fantastica, il vampiro è di gran lunga il
più anomalo e affascinante... lo devo ammettere, altrimenti non sarei qui da
lei. Intanto non piega le sue vittime per costrizione, quanto piuttosto per
seduzione. E poi perchè è quello che meglio si presta a un uso metaforico.
Succhiare energie, alimentarsi della forze altrui, fare di esseri viventi dei
non-morti. Ognuno può immaginare facili parallelismi o accostamenti più o meno
azzardati. Tipo il fatto che il Dracula di Bram Stoker...
-Oooh !!! eccoci arrivati finalmente...
- Si ! Dicevo che appunto Dracula veniva scritto, d' altronde ci stavamo
arrivando, tra la prima e la seconda rivoluzione industriale, quando intere
comunità umane sono distrutte e rimodellate a fini puramente economici. In fondo
il romanzo, trasferendo il protagonista dalla Transilvania a Londra, fornisce
un' involontaria sintesi di quell' evento
-E allora... ?
- Aspetti, volevo finire. La valenza metaforica del mito vampiresco, inoltre,
si adatta assai meglio ai nostri tempi. Cos' è la seduzione se non una coazione
dell' immaginario, forzato con arti sottili a trovare attraente un oggetto che
può essere bello, ma che può anche non esserlo, e persino rivelarsi mostruoso ?
-Ah ! ancora il concetto di "mostro"... ti stavo proprio aspettando
- Come !?
-No, non preoccuparti della tua incolumità, e forse di te stesso che devi
aver paura...
- Il problema è più ampio, se la rivoluzione industriale agiva con fredda
brutalità nell' instaurare nuove forme di schiavitù, la rivoluzione produttiva
odierna usa proprio la sfera dell' immaginario quale strumento per dissolvere e
rimodellare comunità e modi di vita, rendendoli funzionali a un' economia più
che mai politica. Oggi né la sfera dell' istruzione, né quella dell' ozio,
riescono a sottrarsi all' imperativo della strumentalità della produzione.
Succhiare energie è diventata la norma.
-Già ! Ma la seduzione elevata a componente di sistema ha attenuato la
distinzione fra chi sulle energie altrui vive, e chi è costretto a concederle.
Solo che questi, non essendo più padrone del proprio immaginario, spesso le
concede gioioso, certo di partecipare alla festa generale
- Come le giovani vittime di Dracula che, eccitate, gli porgevano il collo ?
-Mi... porgevano il collo ? Certo !
- E quindi eccoci a Dracula ?
Già ! Ma quale Dracula ?
- Ma... Vlad Dracula, (1431 – 1476) a più riprese Principe di Valacchia,
famoso per la sua brutalità e soprannominato "l' impalatore" per la ferocia con
cui perseguitava i suoi oppositori. Dracul derivato da Diavolo... il Conte
Dracula !
-Già, Conte. Ma il Dracula di cui parli tu non lo fu. Io sono il Dracula
di Stoker... ricodi ?
- Certo... Abraham Stoker detto "Bram", nasce nel 1847 a Clontarf in Irlanda.
Ebbe un' infanzia difficile per una malattia che lo costrinse a vivere in un
letto fino quasi ai dodici anni. I genitori gli diedero però un' ottima
istruzione e, una volta guarito, nonostante il padre non fosse un nobile,
riuscirono ad iscriverlo al prestigioso Trinity College, dove studiavano i figli
dell' aristocrazia protestante di Dublino. La vita in collegio lo guarì
definitivamente dalla malattia divenendo anche titolare della squadra di rugby,
vinse anche dei premi in atletica e scoprì la sua vera passione: la letteratura
e in particolar modo, il teatro, che nel seguito della sua carriera fu la sua
attività principale: come sceneggiatore e come manager, anche se ebbe tempo
sufficiente per perseguire la carriera letteraria, e al di là di molte sue opre,
quella che l' ha reso famoso è per l' appunto "Dracula", scritto nel 1897
-Oserei aggiungere che è stato proprio per la fama che ebbe Dracula, che
si riscoprirono le opere di cui abbiamo appena parlato pocanzi, ma bisogna anche
aggiungere che senza il Vampiro di Polidori e in seguito "Varney" e "Carmilla",
non sarebbe neanche nato Dracula
- In campo artistico, tutto è sempre direttamente proporzionale, d'
altronde Stoker incontrò tutti i migliori artisti dell' area anglosassone e le
sue fonti d' ispirazione furono innumerevoli. Morì nel 1912, pare, per le
conseguenze di una sifilide contratta da una delle tante prostitute che lui
assoldava come comparse nelle attività teatrali...
-Sempre cadere nel pettegolezzo...
- Perchè ? Le dispiace se parliamo in questi termini di suo... "padre" ?
-Senti amico, ti ricordi del film "Blade Runner"
- Si... ?
-Ebbene quando l' androide cerca disperatamente il suo creatore per
cercare di far cambiare la sua programmazione vitale, che nel film, dura tre
anni; incontrandolo lo saluta: "Ciao
brutto figlio di puttana". In Italia avete tradotto la battuta in "Ciao papà". Te
l' ho detto, siete proprio un popolo di comici
- E allora come lo devo chiamare ?
-Creatore... te l' ho appena detto.
Ma... parliamo del romanzo
- Béh... si è quasi imbarazzati nel riassumere Dracula, tanto il romanzo –
uno dei più letti nella storia della letteratura – dovrebbe essere noto...
-Leggimi almeno quella bellissima descrizione letteraria di me stesso
- Mi avevano detto che era un egocentrico narcisista. Ma si riconosce ancora
in queste vesti, dall' aura, se mi permette, un po' datata ?
-Devo dire che il cinema, presenterà tutta una serie di varianti su
questa descrizione originaria, molte delle quali più adatte a solleticare la mia
vanità
- Del resto il cinema è l' unico modo con cui le è concesso di guardarsi
allo specchio...
-Specchio !??
- Si ! Almeno... secondo Stoker, il vampiro nello specchio non può
riflettersi...
-È vero ma, stai attento, in realtà è a voi che è vietato guardare nello
specchio dove dovrebbe riflettersi il vampiro. Se infatti guardate nello
specchio, al posto dell' immagine del vampiro, vedrete la vostra. Il messaggio
della letteratura, del cinema, di tutta una "cultura del vampirismo" – sempre
non detto, perchè il renderlo esplicito ne distruggerebbe l' incanto – al di là
delle rappresentazioni variabili nel tempo, ha anche una portata universale
- Non esageriamo...
-Aspetta... arrivo al dunque, volevo dire che, suggerisce che in fondo, i
vampiri siete voi, nella vostra straordinaria complessità e anche nel vostro
desiderio di immortalità. Voi morirete ma, molti specchi vi sopravviveranno. E
nello specchio, non c'è solo quanto si vede a occhio nudo ma tutto un mondo
sconosciuto, che spesso vi dimenticate di guardare e a cui un giorno vi
troverete di fronte
- Béh... allora se la mettiamo sul piano psicoanalitico, il mito del
vampiro, estrapolato da una congerie di leggende da Bram Stoker e sistematizzato
nel romanzo Dracula, ha una chiara matrice cristologica sottoposta a
distorsione. Se Cristo donava il sangue, Dracula lo prende; se Cristo conduce
alla vita eterna, Dracula porta alla morte eterna o, per meglio dire, alla morte
eternamente vissuta quale forma di vita.
-E allora...
- Intendiamoci, non che Dracula sia un Anticristo. Non cerca adepti, non
tenta di instaurare imperi terreni. Il suo scopo è piuttosto quello – anch' esso
inversamente cristologico – di rapire al mondo che conosciamo il maggior numero
possibile di anime, per trascinarle in un universo coesistente, ma distinto, in
cui siano schiave e strumenti.
-E allora... !!!?
- Un universo retto da rigide gerarchie feudali, con un solo signore e,
sotto di lui, valletti ebeti e corpi servili. Da far morire per davvero non
appena cessino di essere utili al tiranno
-E allora... !!!!!!!!????????????
- Non si arrabbi... finisco, ritornando a Cristo nella dottrina dell'
Eucaristia, i fedeli possono bere il suo sangue, e questa funzione, integrata
con il discorso di prima, potrebbe svolgere un ruolo propedeutico per chi poi,
diventato satanista, si metterà alla ricerca di sangue umano
-Fremo ! fermo !! Non mi confondere con quei farabutti figli di puttana,
che hanno sfruttato anche la mia immagine per i loro sporchi rituali del cazzo !
Io con loro non ho niente a che fare, anche se il mio nome dicono derivi da
"diavolo", lo hai appena detto, io non sono un anticristo. Io... volevo farti
arrivare a un' altra conclusione che ancora non hai capito. Un discorso di tipo
sociologico è tuttavia insufficiente a giustificare la persistenza dei
"succhiasangue", come ci chiamate, nelle fantasie collettive e nei media: simile
vitalità, ha un' origine molto più profonda, te l' ho spiegato dall' inizio,
dovete guardare dentro voi stessi !
Ma visto che parlavamo di cinema... allora parliamo di cinema !
- Va bene, va bene... allora glielo chiedo nel modo più semplice e
diretto: il vampiro deve molto al cinema ?
-Molto... si. In questi tempi strani in cui le persone leggono sempre
meno come avrebbero potuto le masse venire a conoscenza del nostro mito ? È vero
che la maggior parte dei film che vedono me o i miei simili all' opera, sono la
testimonianza, attraverso la deriva sanguinolenta dei contenuti, della povertà
delle storie e della tecnologia artificiosa di uno straordinario disprezzo dei
cineasti per il loro strumento e il loro mestiere. Ma qualcosa di buono è stato
fatto
- Forse più di qualcosa...
-E sia. Comunque attenzione: il vampiro deve molto al cinema ? Non tutto.
Hollywood ha creato il mostro di Frankenstein, giacché il libro della Shelley
non era certo questa gran cosa in grado di attraversare le epoche. Hollywood ha
creato gli Zombie. Cosa c' era da leggere su di loro ? Come abbiamo visto il
vampiro esisteva prima del cinema, e sicuramente sopravviverà ad esso
- Tra cinema, letteratura di genere o meno e fumetti, il tema del vampiro
ha subito ogni sorta di variazione e adattamento. Vampiri femminili, vampiri
omosessuali, adolescenti, bambini e poi a seguire extraterrestri oppure creati
in laboratorio per i pretesti più svariati. Persino figure positive di vampiri
dediti a combattere dalla parte dei buoni. Qual' è la sua opinione ?
-Non ne ho. È da sempre compito dei narratori riadattare vecchie storie a
nuove sensibilità. Quante sono le riscritture dell' Iliade e dell' Odissea ? I
vampiri buoni, poi... Béh, avete anche film con nazisti buoni. È la vostra
ipocrisia che vi chiede i paraventi. Il male è molto più affascinante del bene,
e voi cercate la via per godere i privilegi di questo fascino e nello stesso
tempo tenete i vostri valori al sicuro
- Sintetizzando... ?
-Il mito del vampiro – nel folklore, nella letteratura, nel cinema, nella
cultura – è così importante perchè è uno dei pochi archetipi veramente
universali, le cui mutazioni svelano, le tendenze profonde delle epoche e dei
tempi
- Aspetti, aspetti,… se ho capito bene, riassumendo questa lunga
intervista, e collegandomi a questa sua ultima affermazione - in un' epoca come
il Medioevo dove le relazioni fra la vita e la morte sono oggetto di un consenso
ampliamente maggioritario, ispirato da una teologia ampliamente condivisa -
sostanzialmente non conosce il vampiro... dico bene ? È quando il consenso
intorno alla teologia cattolica si spezza – con la negazione, in particolare,
del Purgatorio in una parte della teologia ortodossa e nel protestantesimo – che
i morti cominciano a errare incerti del loro destino, e nasce (o riemerge da un
passato pre-cristiano) il vampiro
-Bravo... tieni però presente, che questo primo vampiro folklorico non ha
spessore, né consistenza né psicologia: è solo un segnale di una confusione che
si è introdotta in un settore cruciale delle credenze collettive. Quando i
resoconti del vampiro folklorico raggiungono – grazie alle efficienze delle
diplomazie austro-ungariche, tutte le capitali europee – l' epoca è dominata
dall' illuminismo, e come abbiamo già discusso, emerge una seconda figura di
vampiro: un automa che si muove quasi meccanicamente, emblema di una cultura che
non dubita solo più del Purgatorio, ma della stessa immortalità dell' anima
- E allora, mentre gli esoterici, che coesistono con gli illuministi,
cercano di rovesciare l' immagine del vampiro per i loro fini, la Chiesa
Cattolica rifiuta di stare al gioco, e taglia il problema alle radici, negandone
semplicemente l' esistenza
-Proprio così... compromessa la credenza del vampiro, ne restano l'
immagine letteraria e la metafora. Dal romanticismo al positivismo, la terza
icona del vampiro è ideologica... l' avevi sintetizzato anche tu. Quando le
ideologie entrano in crisi, insieme con la fiducia della ragione e della
scienza, ecco apparire un quarto vampiro
- Il vampiro post-moderno, che rifiuta di stare al suo posto, e reclama
il diritto a una complessità psicologica fatta di bene e di male
-Esatto ! Ma nel mondo circostante le nozioni stesse di bene e di male
entrano in crisi, mentre i vampiri "culturali" chiedono il diritto al
"politicamente corretto" della loro diversità, nascono nuovi vampiri letterari
per cui il bene e il male sono, semplicemente, irrilevanti
- E di queste evoluzioni il vampiro non ha colpe
-È solo uno degli specchi... vedi, ancora lo specchio; che il mondo
moderno si è scelto per rivelare, di volta in volta e di tempo in tempo, quale
sangue (è proprio il caso di dirlo) scorre nelle sue vene. E così noi torniamo
ciclicamente di moda: dal "Saint-Germain" della Chelsea Yarbro, al"Lestat" di
Anne Rice, fino all' "Edward" della Stephenie Meyer, guarda caso tutte
donne
- Il solito seduttore...
- E forse non è un caso, che il primo titolo della Meyer si intitoli "Twilight",
un velato omaggi a "The twilight zone" , la zona del crepuscolo: prima
che venga la notte appunto, la celebre serie di telefilm a cavallo degli anni
'50 e '60, conosciuti in Italia come: "Ai confini della realtà", questa
volta avete interpretato bene un titolo. Quella zona dove può succedere di
tutto...
- Si... di Rod Serling
-Coadiuvato da Richard Matheson
- L' autore di "Io sono leggenda"
-È qui che ti stavo aspettando...
- Mi stava aspettando... ?
-Béh... era inevitabile arrivarci, credo. In questo romanzo si parla di
ribaltamento dei ruoli, su scala planetaria. Se la ricorda la trama ?
- In breve: un' epidemia generale ha trasformato tutta l' umanità in
vampiri. Tutti tranne uno: Neville.
-Una situazione incresciosa ?
- Alquanto... "Ora
sono io l' anormale" dice
a un certo punto il protagonista.
"La normalità è un concetto di maggioranza. La norma di molti e non di uno
solo".
-Proprio il concetto contro il quale mi
batto da tutta la mia non-vita
- Oh... immagino, anche se è difficile provare compassione per degli
spietati predatori quali voi siete. E allo stesso modo i vampiri non provano
compassione per Neville, il loro spietato cacciatore. Per loro, lui, è una
terribile minaccia che mai avevano veduto. Le ultima sue parole...
-"IO SONO DIVENTATO UNA LEGGENDA". Sapeva di essere diventato un anatema,
un nero terrore da distruggere: un mostro !
- Un mostro... ?
-Amico, allora fai finta di niente, in quel romanzo, tutta l' umanità
trasformata in vampiri si riadatta formando una nuova forma di società
evolutiva, e Neville, andandoli a uccidere di giorno, li ossessiona. Il
ribaltamento dei ruoli... ricordi ?
- Si ma... dove vuole arrivare ?
-Adesso mio caro giornalista, voglio farti anch' io una domanda. Chi di
noi due è il "mostro"?
- Ma...
-Guardami bene, chi di noi due è il vero "mostro" ?
(dopo un attimo di silenzio i due si invertono il posto)
-Intervista con l' umano. Una situazione che non può non far pensare a un
libro che potrebbe essere scritto, o a un film da esso tratto. Ma cominciare da
qui, sarebbe iniziare quasi dalla fine...
- Cenere alla cenere... polvere alla polvere...
-Già... la vostra singolare esistenza. È ormai noto a chiunque che voi
siete i "viventi". Non molti però sono a conoscenza di quanto indietro nel tempo
di debba andare per ricostruire le vostre origini...
( Si spengono le luci. I due escono dalla sala )
Fonte Bibliografica :
"LA STIRPE DI DRACULA" di Massimo Introvigne (Mondadori)
"STORIA DEI VAMPIRI" di Matthew Beresford (Odoya)
"IL MOSTRO SEDUCENTE" di Valerio Evangelisti (Odoya)
"VAMPIRI – Da Dracula a Twilight" di Simonetta Santamaria (Gremese)
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DALL'ITALIA: ANDREA TEMPORELLI
Come lui stesso ci tiene a dire, Andrea Temporelli non esiste. Ciò che
esiste è un libro, “Il cielo di Marte”, pubblicato da Einaudi nel 2005, e
una rivista trimestrale di poesia, “Atelier”. Perché Andrea Temporelli
non esiste? Semplice, è uno pseudonimo dietro al quale si cela Marco Merlin,
33enne di Borgomanero. Ve lo lascio presentare da chi lo ha fatto meglio di
quanto potrei fare io, da Alex Caselli, nella sua recensione al libro
sulla rivista Poesia 2006.