Mario Mansueto Villa è una persona che si
lascia scoprire a poco a poco, quando e dove lui ritiene opportuno farlo
e, nel Gruppo Letterario Acàrya, ha trovato il luogo e le persone che lo
sanno capire e apprezzare per le sue molteplici doti e per le sue profonde
conoscenze lessicali. Infaticabile artigiano, possiede un estro poetico
che, oltre essere espresso sulla carta, è realizzato anche nella sua
attività che consiste nell'ideare scale interne di legno pregiato che si
devono accoppiare a tutti gli stili di arredamento.
Le scale di Mario Mansueto profumano di legno e di poesia: poesia molto
originale che anche quando parla d'amore, non manca di allusioni a quella
materia prima che modella con le sue stesse mani.
La sua presenza nelle serate sull'analisi delle nostre poesie,
impreziosisce i dibattiti e le osservazioni in quando lui sa cogliere,
nelle pieghe più nascoste, i sentimenti che hanno stimolato lo scrittore
ad esprimersi in versi. Le sue liriche ci trasmettono una generosità e
tenerezza che non possono lasciare indifferenti coloro che leggono.
Cercami
Adesso sono qui,
immobile per sempre,
in questo utero esagonale di cipresso
che mai mi potrà partorire.
Il cuore, deluso,
non scrolla più con rabbia
la gabbia del torace
ansioso di libertà perdute.
Di me affiora soltanto
una pietra levigata
su cui qualcuno, pensando ad una croce,
avrà inciso la magia degli assi cartesiani.
Tu, se proprio avrai nostalgia
di questi occhi azzurri
e dei miei rari sorrisi, cercami
su ali di farfalla o nel fiorire improvviso del sambuco.
Il temporale
Rabbioso mi rotola sul dorso
l'acciottolio di notturno
tuono estivo.
Mescolo alle mille della pioggia
le lacrime calde
della mia sorgente triste.
Inciso dentro l'osso frontale
il tuo viso
indelebile e lontano.
Abbracciato a questo cuscino
imploro qualche ora d'oblio
fino al tormento
del sole di domani.
Notti d'amore
Sotto la sabbia fine
della mia spiaggia antica
due diamanti sepolti
nel mare della vita.
L'onda della memoria
li rotola e li scopre,
lampi di luce ardente,
fiamma nella mente.
Per due notti uniti
specchiandoci l'anima,
vestita, la tua,
da un corpo di donna.
Non permise di più
il dio.
Troppa felicità
uccide.
Sparsi sul tenero verde del tuo vestito
quasi trasparente, ondeggiano leggeri
al muoversi delle tue gambe vive.
L'onda dei tuoi capelli di grano
mi incanta gli occhi
lungo la strada che di notte
fa la luna.
Affascinato dai sorrisi
tremo all'incanto della tua voce
leggermente roca che cresce i fiori
del mio giardino.
Adesso germogliano soltanto
quelli già recisi che il mio dolore porta
sulle fredde lenzuola di terra
in cui sei sprofondata.