MAURIZIO TIBERI, nato a Rio de Janeiro (Brasile) il 2-10-1964
da genitori Italiani (Valtellinesi).
Poeta autodidatta, titolo di studio: media inferiore. Nel corso degli anni ha conseguito 3 lauree ad honorem.
E' fotografo e falconiere per passione.
IL CAPPELLO DI GIULLARE
Mi hanno regalato un cappello di giullare,
ma non lo so ancora usare.
Ho provato a metterlo in testa
e quei mille campanelli, mi han fatto festa.
Hanno sussurrato cose giuste,
che l'umiltà è madre della saggezza,
come è unico il calore di una carezza.
Sto imparando poco a poco
tutto quello che mi dicono è difficile
non è un gioco.
Mi bisbigliano che se devo essere un uomo,
un vero uomo
devo conoscere il perdono.
E man mano che s'azzittisce un campanellino
il momento che sto crescendo è più vicino.
Quando, lungo il tempo di questa vita
il mio cappello di giullare, smetterà di suonare
dietro l'angolo troverò qualcuno a cui donarlo
e quei mille campanelli torneranno a sussurrare,
che l'uomo:
HA BISOGNO D'AMORE
HA BISOGNO D'AMARE.
'UL SCARTUZII
Incöö
ho tègnut un penser
per TI
che tè se ùl mè amùr.
L'hò piachààt
in d'una scarsèla del cöör.
L'è dèent a'n scàrtuzìì,
pieghààt cùn tanta cura.
A ghè aàch un tò basìì
quel che te me regalààt
apena an s'era inamurààt.
IL PACCHETINO: Oggi/ ho tenuto un pensiero/ per TE/ che sei il mio amore. / L'ho nascosto/ in una tasca del cuore. / E' dentro a un pacchettino,/ piegato con tanta cura. / C'è anche un tuo bacino/ quello che mi hai regalato / appena ci eravamo innamorati.
Valtelines Pecator
Poesia
in Vernacolo Valtellinese
A
sò nassùt
pecator
ma poeta.
Con li làcrimi
in dell cöör
e inn di màà
'na matita che
a uolti la scrìff ciààr
e a uolti la scrìff scüür.
A sò nassùt
pecator
ma poeta.
Con li stèli de la nòcc
in dì öcc
chìli de la mia Valtèlina.
La mia scàrsèla
l'é pièna de böcc
ma ùl destin
al mà fa sciùùr
püsèè de cent re
VALTELLINESE PECCATORE (Traduzione in lingua dal vernacolo Valtellinese): Sono nato/peccatore /ma poeta. /Con le lacrime/nel cuore/e nelle mani/una matita che / a volte scrive chiaro/e a volte scrive scuro. /Sono nato /peccatore/ma poeta./Con le stelle/ della notte/negli occhi/quelle della mia Valtellina. /La mia tasca/è piena di buchi/ma il destino/mi ha fatto ricco/più di cento re.
BABBO NATALE
O Babbo Natale,
di quando ero bambino che in tutte le case arrivavi
anche se non c’era un camino.
Mi ricordo quando nel mio letto,
sbadiglio dopo sbadiglio,cercavo di stare sveglio
per vederTI arrivare,per poterTI festeggiare.
Adesso che sono grande,
sono qui
che t’aspetto ancora.
Con le stesse emozioni e la stessa gioia di allora.
Non ho lettere da darTI,
ma un grosso desiderio da recarTI.
Fa che tutti i bambini del mondo,
abbiano un infanzia felice come ho avuto io
anche quelli che non conoscono DIO.
TI PREGO,
porta in ogni casa tanto amore,
tanto da coprire ogni dolore.
Quello della madre per il figlio sbandato,
quello del figlio per il genitore mai conosciuto
quello della moglie o del marito che ha perso l’amato.
Fa che non ci siano più poveracci
Che vivono di stenti,vestiti di stracci.
Accompagna i vecchi verso la fine del loro cammino.
Fa che non muoiano chiusi in una stanza,
o al buio di uno sgabuzzino.
Fagli conoscere la gratitudine dei loro figli.
Cancella il male dalla mente dell’uomo
Perché si annida anche in quello più buono.
Lo so,è un desiderio grosso,è un desiderio immenso!
Ma questo è quello che io penso.
OH! Babbo Natale,
se TU mi potessi ascoltare!