Si può; definire Ettore Cappelletti un "poeta trasparente"
per quella sua nitidezza nella persona e nello scrivere che
evidenzia la grande sensibilità; per tutto ciò che lo circonda :
gli uomini, la natura, l'amore per la sua compagna di vita. Sgombri
da complicate e contorte espressioni, i suoi scritti sanno
comunicare a chi li ascolta il pensiero che ha ispirato l'autore.
Grande appassionato e conoscitore di meridiane, ha tenuto diverse
conferenze illustrative spiegandone le loro caratteristiche. E'
forse la passione allo studio e all'approfondimento di questo
orologio che, senza rumore e con l'apporto del Sole misura il tempo,
a forgiare il nostro uomo-poeta che semplicemente ma profondamente
ci parla con le sue rime. Oppure é l'inverso e cioè Ettore è nato
con un DNA poetico e pertanto ha trovato nella meridiana quel
simbolo che aiuta ad affrontare serenamente il tempo che passa e la
vita stessa.
Si è avvicinato all'Acàrya in punta di piedi da qualche anno e, da
attento ascoltatore ha arricchito la sua esperienza poetica cantando
la natura e l'amore in tutte le loro sfaccettature, ma senza
tralasciare di condannare la meschinità; e la violenza mantenendo
però sempre nelle sue rime quella compostezza e
"trasparenza" che lo contraddistinguono.
Pubblica nel 2014 il quaderno dell'Acàrya n. 47 " Raggi di sole
all'orizzonte"con 62 poesie e foto di sue meridiane inoltre 24
composizioni messe da prosa in poesia.
Ecco qui di seguito una parte della sua produzione poetica:
Notte a Giannutri
In cima alla collina
dell’isoletta amena
steso sulla collina erbosa
osservando le stelle
medito sui miei pensieri.
Cessata è la brezza,
le quiete onde marine
riflettono il chiarore lunare.
Mi sorge una domanda:
Cos’è la poesia ?
L’oscurità sussurra una risposta:
”La poesia è la strada
che congiunge la terra al cielo
trasformando il silenzio in parole”
Il seme del poeta
sono le sensazioni,
il raccolto
sono le riflessioni
che riempiono i fogli bianchi.
Poesia, è anche la rugiada,
cadendo in gocce nello
stagno
smuove l’acqua in cerchi,
annuncia l’attesa alba
che con la luce dell’ aurora
porta il sorriso del giorno.
L' ARCO
Immobile è l'arco
spinto in avanti
dalla vigorosa mano
che saldamente lo impugna.
Le opposte artigliose dita
arretrano con forza,
finché la robusta corda
resta tesa allo spasimo.
Per il crescente sforzo,
il flessibile legno
s'inarca,
caricandosi di potenza,
ed il fremente
appuntito dardo
É pronto all'imminente scatto.
E' questa eraclitea contesa
simbolo di vitalità
Poi,
la volontà umana
libera la veloce freccia,
che saettando silenziosa
vola verso il bersaglio;
non sempre
per gioiosa competizione,
ma a volte
per mortale crudeltà .
Aspetto la sera
Quando è sera, pongo sul letto
una cesta di vimini
avvolta in un candido telo,
É la culla per i sogni.
riposano le mie membra,
la mente si attiva
in sogni fantastici,
colmi di iridate illusioni
e piacevoli irrealtà .
il buio fuggente
lascia libero il cielo
di tingersi d'azzurro;
un tenue chiarore
si diffonde nelle case.
La luce mi risveglia,
lo sguardo corre subito alla cesta
cercando i sogni,
vorrei averli sempre con me;
resto deluso,
sono svaniti nel nulla.
fra gente che non sorride
affronto la realtà ,
aspetto la sera
per tornare a sognare...
Volano
i sorrisi
dei gioiosi bimbi
fra i banchi dell’asilo,
volano le nuvole
verso il cielo azzurro,
volano i pensieri
del solitario anziano
ammantato di tristezza,
vola la terra
nel diuturno percorso
verso lo spazio infinito,
volano le melodiose note
della musical orchestra
nel rinomato teatro,
volano i nostri giorni
del frenetico vivere,
volano gli anni
della nostra vita
verso l’ignoto destino,
ma,
non volano via
da te donna,
gli indelebili segni
della tua gioventù.
SENZA
RITORNO
Una
macchia rosa, evanescente
come un’ odalisca tentatrice
mi sussurra con voce suadente:
“prendimi, io ti farò felice.”
Un forte desiderio mi avvince
in lotta col residuo intelletto
che ad andare via mi convince,
mi dico, “basta alcool, lo prometto.”
Ho così deciso d’ allontanarmi
malgrado l’ insicura condizione,
ma rinuncio dal tentare d’ alzarmi
attratto dalla sublime visione.
Rassegnato, ma con tanto furore
la afferro con le mani avide
e gusto l’ inebriante sapore
immergendovi le labbra aride.
Cresce in me la voglia di bere,
con grande sincerità lo confesso,
ho fra le dita un vuoto bicchiere,
vedo nel fondo un viso riflesso.
E’ il volto d’ un essere ignavo
Che di resistere non è convinto;
“maledetto vino, tu mi hai vinto,
so che sarà tuo perenne schiavo”.