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Luigi Besana

E' nato e abita a Cantu' Socio del gruppo letterario Àcàrya dal 2002, partecipa a reading e collabora con varie riviste ed antologie come "Sim-patia", "Dialogo", "Nuovi poeti Milano". Ha vinto diversi concorsi letterari e festival di poesia, ricevendo numerose segnalazioni. Ha pubblicato il quaderno dell'Àcàrya nr. 36 dal titolo "Il Grumo". In lui la complicita'  con la poesia si manifesta sopratutto di notte, quando i problemi esistenziali, che in genere sono insiti nei poeti, si fanno piu' incalzanti e  pertanto sorge il bisogno di riversarli nelle parole. Cosi' il poeta trova nella sua musa ispiratrice, che suggerisce lo scrivere sulla comune condizione umana, le angosce e i pochi canti gioiosi e il sentirsi proiettati soli e indifesi nel risveglio che ogni giorno  ci aspetta. Ogni lirica di questo poeta esprime sentimenti e sensazioni, svela stati d'animo, superando cosi' la piu' ardua "fatica" espressiva, coinvolgendo ed emozionando il lettore.

 

Il cammino d'ogni giorno

La luce fredda del mattino
il cielo scuro a nord del lago
dove i gabbiani volano inquieti.

La citta'  immobile nell'aria
e di nuovo il giorno, la vita
l'attivita'  senza soluzione.

E di nuovo io
che ritrovo i sogni
lasciati ieri al mio passaggio
perche'  qualunque cosa sogni
rimango sempre dove sono.

E domani
 nella scia di battelli che passano
e non si conoscono
domani sara'  soltanto uno
che ha smesso di passare per questa strada.

 

Primo giorno di primavera


           
Non ho resistito 
            al desiderio di chiamarti
            Sono prigioniero 
            il primo giorno di primavera.

            Abitante di un silenzio
            ho raccolto un crepitio leggero
            nella scatola di latta
            dove si raduna la pioggia.
            Un suono di seta
            uguale al tuo vestito
            quando sali le scale
            e pronunci il mio nome.

            Un messaggio
            inciso dalla tua voce
            come un amuleto.

            Non dirmi che forse non vieni.
            Il primo giorno di primavera
            un ramo e' fiorito.
            La tua mano
            lascerà   un fiore rosso sangue
            nel cerchio umido e nero
            del mio bicchiere.
 

 

Passeggiate fuori di sé

Nebbia 

Oggi la tua bocca
ha il morso aspro di certi sogni.
Grido di rondine
in una fredda primavera.

Sei nebbia.
Dove se ne vanno gli alberi
le luci, le strade.

Si dilegua la tua figura d’amore.
Tra la veglia e il sonno
tra la parola e il silenzio.

Nel giorno diventato estraneo
sei qualcosa per l’aria.
Il  tuo respiro
esiguo resto di neve.

Si addensano orme
per chissa'  dove…

      Sono le mie.

 

Il primo amore 

Crescevo nelle sue mani
fra il sole d'estate e la pioggia d'autunno.
Al sospiro dell'alba raccontava di noi
- forse una mattina -
Diceva di me e di te
- forse una sera -
Se le parlavo mi baciava sulla bocca
e inghiottiva le parole.
La seguivo con ansia
mentre divorava i miei libri
o sorbiva i raggi di luna filtrati dalle imposte.
Raggiunsi la maturita' 
quando lei prese con se' i documenti
- che spiegavano la mia vita -
e usci' dalla finestra perdendosi fra le stelle.

Da quel tempo

scruto il firmamento e leggo l'oroscopo
per inventarmi un po' di domani.

 

Inverno 

L'inverno pesa su di me 
come se avanzassi nella neve . 
Viaggio nel buio e lascio dei segni. 
Qualcuno trovera'  le mie tracce 
nei boschi 
nelle piogge 
sul ghiaccio delle notti 
dove oscilla la luna 
in uno sprazzo d'azzurro. 

Esiste l'anima? Esiste la vita .
Sono legato dal vento tra i rami 
dalle mani fino alle labbra.
Il mio nome non dirlo
non lo porto con me, 
lo lascio sulla soglia
quando il giorno muore
e l'oscurita'  libera la mia ombra.

 

Isole sommerse 

Sul lago una luna offuscata.
Nell’ora che gli uccelli
diventavano stelle
due gote rosse
cancellavano gli astri
col vento fresco
della tua corsa.
Tenevo le mani aperte
per fermare l’arrivo della sera
e i tuoi passi sulla ghiaia.
In fondo alla strada
poche brevi parole
prendevano le vie del cielo.

Il mondo s’allontanava come un’isola
lasciando il filo di un’onda.
Un’ala di brezza
piegava un’ombra sottile
fra il lampo dei tuoi occhi
passeggeri di nuvole.