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Armando Rudi

Nasce a Locate Varesino nel novembre del 1930. Compie studi umanistici (liceo classico – filosofia). Dopo lunga riflessione che lo porta a concludere di non essere fatto per il mondo accademico, abbandona gli studi. Compiuto il servizio militare di leva, a 23 anni entra nel mondo del lavoro partendo dalle mansioni più basse: aiutante in una falegnameria, poi manovale in un’industria. In parte per gli studi compiuti, in parte per situazioni favorevoli, passa a mansioni impiegatizie di rilievo. Sentendosi in dovere di mettere a frutto i suoi studi, intraprende due direttrici di impegno: la prima esteriore, divenendo membro di amministrazioni comunali, quindi facendo parte di commissioni ambientali, comunali e sovra comunali, infine fondando insieme ad altri una lista civica; la seconda interiore, coltivando una innata propensione verso la letteratura e in particolare verso la poesia. Lavora negli uffici amministrativi di varie società estere fino al 1985. Nel frattempo persegue una evoluzione esistenzialista che lo porta a dissociarsi dalle più diffuse direttrici della vita. Per quanto riguarda i rapporti con la società diviene ecologista, animalista, vegetariano, Per quanto riguarda la sua vita interiore si accosta a posizioni di critica verso la fenomenologia religiosa. Sposatosi nel 1968, non divenuto padre per volere del destino, dopo il ritiro dal lavoro impegna il suo tempo libero in un’assidua attività a favore del mondo animale. Coadiuvato in ciò dalla moglie, e aderendo ad associazioni animaliste. Degna di nota è anche la sua attività di orticoltore. Verso la fine del secolo, ammalatasi la moglie di malattia inguaribile, cessa l’attività animalista per assisterla. Nei tempi liberi da tale impegno rivede e riorganizza tutte le sue produzioni sia letterarie sia di pensiero e inizia a pubblicarle. Deceduta la moglie nel 2009, trascorre un periodo in solitudine durante il quale accelera la revisione e l’aggiornamento dei suoi scritti. La sua attività intellettuale lo ha portato a realizzare a partire del 1955 raccolte di versi, racconti, considerazioni critiche di vario genere, in parte pubblicate e in parte da pubblicare.

In poesia ha pubblicato finora: nel 1978 Vetrate. Nel 1991 Circostanze, nel 2000 Segnalazioni, nel 2001 Caleidoscopio, nel 2003 Animazioni, nel 2004 Trittico e Lamentazione, nel 2005 Quattro argomenti, nel 2006 Canti Ballate, Inni, Litanie, Lamenti, nel 2006 Perso il ricordo, nel 2007 Contraddittorio, nel 2008 Interrogativi e Riflessioni, nel 2009 Testi Eclettici, nel 2010 Megàpoli, nel 2010 Stella a otto punte, nel 2011 Settenari, nel 2012 Divagazioni, nel 2013 Pietrame, nel 2014 Residenza Decastila.
In prosa ha pubblicato: nel 2000 un libriccino con le versioni tedesca, francese e italiana di un breve racconto in favore del vegetarianesimo intitolato La Notte di Natale, uscito in Svizzera a cura dell’ATRA AG, associazione antivivisezionista svizzera. Nel 2014 Il volume di racconti Colpevole di Riduttivismo.

Ecco alcuni esempi della sua poesia:

MONTI

Con le fronti dei monti,
adolescente ancora,
dialoghi intessevo
sulla grandiosità.

Nel conclave dei savi,
giovane in pieno ardore,
ascoltavo gli elogi
della quiete infinita.

Dagli oracoli austeri,
uomo disincantato,
imparavo il valore
dell’animo impassibile.

UN RICORDO

Il brontolio lontano del tuono
fu seguito nell’ora mattutina
da un fragoroso piovere a dirotto.
Poi apparvero lampi dirompenti
l’ancor flebile luce. D’improvviso
forte vento calò da settentrione.
Gemettero gli spigoli indifesi
degli edifici, le chiome degli alberi,
ulularono i lupi aquilonari.
In quell’ambientazione da tregenda
mai fu così veemente il nostro amarci.

LAMENTO DI UN VIAGGIATORE

Ho perso numerose coincidenze.
E i convogli sui quali
son riuscito a salire
(alcune volte all’ultimo momento)
si sono rivelati poi, col tempo,
diretti in luoghi non adatti a me.
Destinazioni che mi erano estranee.
Ora son fermo, solo,
in una piccola stazione grigia,
nel buio di una notte sconfinata,
in attesa che arrivi il treno giusto.
E sperando, se arriva, che si fermi.

MIA MADRE

Assai breve fu il sogno ed assai triste.
La trovai in un luogo sconosciuto.
Essa mi domandò perché piangevo.
Mi limitai a dirle:
“Mamma, torniamo a casa”.
“Quella casa”, rispose, “non c’è più”.
E dopo avermi data una carezza.
Si volse e se ne andò.
Lenta disparve. Ed io
non feci nulla per seguirla. Nulla.