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Raffaele Rigamonti

E' nato a Como nel 1966, dove attualmente risiede e lavora. Dice di aver cominciato a scrivere i primi balbettanti versi alle scuole superiori dopo aver ascoltato e letto per la prima volta Fabrizio De André e Jacques Prèvert. Negli anni a venire non fa altro che cercare di scopiazzarne i versi, camuffandoli astutamente.Ancora oggi continua a scrivere balbettanti versi solo per cercare di vincere premi in denaro ai concorsi letterari perché è molto avido e crede che Dante Alighieri sia stato un cantautore dell'epoca. Nutre anche diversi interessi per le filosofie orientali e certe aritmie della sua metrica sono inconsapevoli derivazioni da questo pensiero meditativo. E' socio da diversi anni ed ha pubblicato insieme a un collettivo di amici denominati M.G.M. ( malta geneticamente modificata) il libro "Cinquanta milioni di Marylin Monroe non possono sbagliare" dove insieme alle parole si unisce una certa multimedialità  legata all'espressione sopraccitata. Nel 2012 pubblica il quaderno Acàrya nr. 40 "L'ultima volta che ho visto un cavallo era nell'ascensore" da cui sono tratte queste prime due poesie..

  LIBERA LIBERTA'

          Non ha senso la vita senza te
          ogni spiaggia diventa l'ultima
          ogni bicchiere diventa vuoto
          ogni uomo diventa solo
          in un bicchiere
          sulla spiaggia
          con la vita
          nel pugno
          chiuso
          nella rena.

 IL GRANDE SOGNO
                    
          Corri da me
                    su un milione di scale arrugginite.
          Corri da me
                    su un milione di treni impazziti.
          Corri da me
                    attraverso città sepolte
          Corri da me 
                    attraverso fiumi d'acciaio
          Corri da me
                    Tu che mi hai visto fuggire
                    attraverso un sogno

                    tu che mi hai visto dissolvermi
                    attraverso un ' idea
          Corri da me
                    in una vertigine di onde radio
          Corri da me
                    in un ribollire di armadi a muro
                    Attraverseremo deserti di pietra
                    fino a raggiungere i laghi bianchi dell'oblio
                    fino a che non faremo esplodere
                    il nostro amore nello spazio
                    fino a che non rimarrà solo un sottile rumore
                    come quello di un ventilatore
                                  che ronza sul soffitto
                    fino alla fine del mondo.

Tamburi africani

Si avvicina tossendo
il temporale vestito a festa
con i suoi bagliori estivi
in lontananza 

come il cane che abbaiava alle ruote
del giorno di corsa
prima che il treno gli staccasse la testa

tutto è perfetto
come volevi tu
porte che urlano
finestre che ridono
ginnasti in tuta blu
la decadenza della repubblica
 in stilo lirico
e
con effetto quasi onirico
nero lucido da scarpe
nel cielo / pioggia incessante
e tamburi africani
ed eccolo apparire
tra le nuvole e i divani
che si aprono come un sipario
tra la magia dei lampi
e lo scoppio dei tuoni.

Lo Zeppelin in fiamme

che va a bruciare
dentro la tempesta
le ombre del novecento

e il tempo sale le scale
con i suoi meccanici
vestiti di orologi a vento
e frusta loro la schiena
fino a far tornare

il presente

schegge impazzite di sole
nelle pozzanghere della via
e giapponesi che ballano la samba
senza nostalgia

 

CAFFE' 900

SOLLEVATE DA UNA SPIRALE
LE ULTIME FOGLIE D’AUTUNNO
PORTATE DA UN FREDDO VENTO
E LE RARE TRACCE DI NEVE
MI FANNO TORNARE ALLA MENTE

GLI ULTIMI SILENZI DI EINSTEIN
SULLA FISICA DELL’ANIMA

L’EGOCENTRISMO UBRIACANTE
DI PICASSO E DALI’
IN UNA CORRIDA DI COLORI

IL SORRISO DISPETTOSO
DI CHAPLIN
TRA DENTI E BULLONI

LA GRAZIA INSISTENTE
DELLE DITA DI RUBINSTEIN
SUL PIANOFORTE DI CHOPIN

E LE BRACCIA UNIVERSALI
DI GHANDI E TERESA DI CALCUTTA
ATTORNO AL MONDO

CON QUESTO TEMPO
COSI’ POVERO E AFFAMATO
DI GRANDI PERSONALITA’
BEVIAMO UN THE E UN CAFFE’
AL BAR ‘900

 

TERRA DI NESSUNO

LUI
ADESSO HA UN NEGOZIO
DI CHITARRE AL TERMINE DELL’UNIVERSO

LO INCONTRO DI RADO
MI DOMANDA SE SONO CAMBIATO
SE OGGI SONO DIVERSO

QUALCHE VOLTA MI TELEFONA
FA IL NUMERO SBAGLIATO
MA SI GIUSTIFICA DICENDO
CHE AVEVA VOGLIA DI SENTIRMI

LUI
ADESSO VIVE CON SUA MADRE
DICE DI SENTIRSI PIU’ VICINO A SINISTRA
MA DICONO CHE LEI ALLA SERA
GLI SCIOGLIE I SOGNI NELLA MINESTRA
PER TENERLO PIU’ TRANQUILLO

LUI
ADESSO VIVE NELLA TERRA DI NESSUNO
E NON PARLATEGLI PIU’ DI QUELLA RAGAZZA
I CUI OCCHI RICORDAVANO L’ERBA VERDE
DI UN PRATO SOTTO IL CIELO D’IRLANDA
CHE SE NE ANDO’ VIA CON MESTIZIA
FORSE PROPRIO PERCHE’ TRADITA
NEL GIORNO DELL’AMICIZIA