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Maria Grazia Duval

Maria Grazia Duval è una persona nata con il dono della poesia, che vede, sente, si emoziona e trasmette emozioni con la "parola". Con l'energia potente che le cose essenziali e vere posseggono, trae dal deserto del vivere le "rose", anzi la "rosa" preziosa che col suo profumo talvolta amaro incanta e consola l'animo.
Ha pubblicato diversi volumi nel 1983 Il gioco e la necessità nel 1989 La rosa del deserto. Nella collezione Quaderni dell’Àcarya Quaderno nr.1 - Poesie.
Più recentemente è uscito il Quaderno n. 33, intitolato Viaggiatrice Visionaria, una raccolta di istantanee di viaggio sotto forma di prosa poetica. Nel 2016 pubblica il quaderno Àcàrya nr. 51 dal titolo Un'ala interminabile.
Ecco alcune sue composizioni tratte dal quaderno nr. 33:

 

ARMENIA

Gira al sole del girasoli
la landa cieca assolata
stretta ai muri degli ovini,
forse brulicano uomini che non vedo
sotto pietra e fumi.
Non sento che il mio verde rattrappito
di ramarro impigliato nella pozza
            di catrame.
Secco negli occhi non posso
cercare in alto la cima
            d’Ararat.
Forse solo nel basso mio cono
d’ombra frammenti
di ossidiana liquida rifrangono
frecce di ghiaccio
triangoli di iceberg celesti.

 

ANTIDOTO

Questo sorriso che si corrompe
subito eppure permane, bagliore
nella memoria, questo
abbaglio della coscienza che crede
un momento trovato l’appiglio –
un suono di corno tramato in tappeto –
è il velo che impiglia la morte
la coglie ne toglie il veleno.

 

LA ROSA DEL DESERTO

Dunque il deserto 
sono gli uomini e le bestie  
impiccioliti, più volte un uomo
solo, una bestia sola 
a punteggiare un foglio steso      
una carta da pacco. 
A pochi passi l'autobus la tenda   
sono già giocattoli entro un giro    
di cerchi di favole concentriche.
          
(Il saggio muore povero e Saladino 
           
fu sepolto nudo).
Noi,se di noi si parla,
cerchiamo antichi castelli
come sempre le ossa del passato.
Ombre lunghe restringono il giorno.
Dei   califfi si sa che avevano
cavalli e carte delle stelle -
piste di frequenza assidua
toccavano il paradeisos,
il giardino delle molte acque.
         (Salah ad-Din rifiutò l'acqua e il cibo
        
e la città si riempì di tristezza).