Egidio socio del Gruppo Letterario Àcàrya
dal 2004 risiede a Balerna in Svizzera Canton Ticino dove svolge
un'attività di artigiano elettricista; scrive poesia e prosa e, in questi
anni, si è inserito nell'associazione con impegno, serietà e simpatia. Ma
quello che lo coinvolge da un punto di vista sociale è la sua azione
regolare di volontario in Costa d'Avorio dove collabora a diversi progetti
inerenti allo sviluppo socio economico di quel Paese. In particolare
predilige promuovere attività nei villaggi per dare lavoro ai giovani e
impedirne l'esodo verso la città. Nel 2005 ha pubblicato la raccolta Lettere
da Abidjan realizzando anche una piece teatrale dallo
stesso titolo. Nel 2006 ha pubblicato un libro di narrativa L'Onda
dove racconta in prosa usi e costumi della terra dove si è trovato a
svolgere la sua opera di volontariato e, da poeta qual'è , ha inserito
brevi brandelli di poesia.nel 2008 ha pubblicato un quaderno dell'Àcàrya
nr. 35 Acqua e miele dove
la prosa rincorre qua e là brevi significative poesie sempre
immerse nei giorni e nelle ore trascorse nel quotidiano di
quell'angolo d'Africa.
(Per l'associazione Acqua e Miele e le sue iniziative:
www.acquaemiele.com. Le esperienze e i progetti di Egidio sono
raccolti nel suo sito:
www.egidiocescatoafrica.it.
Per contattarlo: egidiocescato@yahoo.com)
Nel 2015 (la domenica delle Palme) pubblica il quaderno dell'Àcàrya nr. 49
con sedici sonetti dal titolo L'ultima Lacrymosa.
Ecco alcuni brevi brani significativi, tratti dal Quaderno 35:
Il
mondo di Bébé.
Per
stemperare la stanchezza e il giorno,
dopo il lavoro si contempla il mare,
mentre alle spalle regna il caos, ma attorno
agli scogli e nei flutti ecco scompare.
Dietro
di noi rimbombano i fracassi,
ma qui l’oceano immenso e a tutti uguale,
rifiuti e olezzi gratta come sassi,
sola è la sabbia, umile, essenziale.
Questo
è confine, per luce e rispetto
dove nel vento il nostro sogno vola,
qua si avverte e si accumula il dispetto;
l’immondizia che copre la parola.
Ora
corri coi piedi nella spuma,
sei come pesce o selvatico uccello;
apri le braccia, scruti ov’è la luna
tutta d’argento, il regalo più bello.
«Di
là del mare, sai Bébé,
a quest’ora
in Brasile la gente va ridendo
perché il sole la sta scaldando ancora.»
Volti
il viso: «Patron, che stai dicendo?
Quale
Brasile? Quale firmamento?
Quale sole va riscaldando altrove?
In questa riva io parlo, vivo e sento.
Questo
è il posto mio. Non un altro dove.»
Spuma di birra
Tu
giovanissimo imprenditore
a vecchie e nuove fonti sei nutrito,
con limpida coscienza e forte cuore
alle gagliarde visioni rapito.
Fra i labirinti, le plaghe stagnanti,
gli intricati canneti che ho percorso,
oltre i
bisbigli e le noie ignoranti,
il tuo viso ho incontrato e il tuo discorso.
In quell’isola verde, in quelle
trecce,
di
fiori e colmi arditi e scuri pozzi,
di vero lavoro erano le tracce.
A te offro un’idea, coi nuovi abbozzi
che nel torpore altrui scavino brecce:
tecnologie, non utensili rozzi.
Con
un canestro in testa la bimbetta
cammina dondolante tutta sola.
Osserva ognuno senza avere fretta
ha desideri spenti e non va a scuola.
Percorre le sue strade di buonora,
a tutti cocco offre, il prezzo è quello.
La gente osserva, disputa o la ignora,
la bimba ascolta il vecchio ritornello:
«Vorrei quel cocco.»
Ed una lama guizza,
saetta risoluta fra le dita,
squarciando il guscio. Uno zampillo sprizza.
Bevo e spengo ogni traccia di aridezza.
La bimba dondolante è già partita,
trascinando
un sospiro di stanchezza.